La carie è un processo destruente cronico che cavita i suddetti tessuti del dente. Come tale e’ lento, puo’ essere solo insidioso e talvolta perfino indolore ma tutto cio’ fino allo stadio in cui raggiunge inevitabilmente la polpa se non si interviene per tempo. A quel punto anche chi ‘fortunato’ ha una soglia alta al dolore, precipita in uno stato di prostrazione dolorosa talmente insopportabile che non è domato neppure dagli antidolorifici . il dolore infatti diviene acuto e non si autolimita senza l’intervento del dentista. Ne sono responsabili i microrganismi del cavo orale e l’aggressione del dente è individuale a seconda dello stato di salute del soggetto, dei comportamenti alimentari e della cura che si pone nell’igiene orale domiciliare. Di grande aiuto sono le sedute, quantomeno semestrali, dal Dentista. Essendo cronico l’andamento della patologia cariogena , la carie nel tempo si può ripresentare anche al di sotto di elementi già curati e restaurati con le otturazioni per effetto della carica batterica presente nella placca, non rimossa dalle setole, e per effetto delle erosioni da consunzione nell’interfacie smalto-otturazione che da avvio all’infiltrazione. Il processo è più o meno lento e può restare indolore finchè il processo destruente non si approfondisce e invade i tubuli dentinali occupati da fini terminazioni nervose, nonchè la camera pulpare che da’ accesso ai cornetti pulpari fino canali nervosi. In questi casi la cura prevede la pulpectomia (devitalizzazione , cosi’ detta) onde bonificare l’elemento di tutto il materiale infetto e talvolta purulento che disgrega i nervi fino all’apice radicolare il cui fascicolo vascolo-nervoso sconfina nell’osso e ne continua l’innervazione . Tale branca è detta ENDODONZIA.
Il dente devitalizzato ,( il cui termine resta improprio) ma salvato dalla pinza, perde il biancore, l’elasticita’ e la capacita’ di difesa agli insulti cariogeni e spesso se ne consiglia la capsula per metterlo al riparo da fratture.